Vietati gli abbracci e le strette di mano ai tempi dell’influenza A/H1N1
I medici spagnoli hanno scritto sul loro palazzo: «Salutate dicendo hola». In Francia lo stop nelle scuole
MILANO — Baci proibiti. Non appena i telegiornali di fine aprile fanno rimbalzare ovunque i 61 morti e i mille infettati del Messico, Nicandro Diaz capisce l’aria che tira. Meglio evitare le scene intime tra gli attori. Il produttore di Mañana es para siempre, la seguitissima soap messicana trasmessa da Televisa, non ci pensa neppure un secondo: niente più scambi di effusioni, e poco importa se gli ascolti rischiano di essere penalizzati dal taglio delle sequenze romantiche.
Dalle fiction alla realtà. Il bacio ai tempi dell’influenza A/H1N1 è ormai out. Incriminato, sconsigliato, vietato. «Il gesto d’affetto più comune al mondo è uno dei principali veicoli di contagio perché il virus è contenuto anche nella saliva», ammette il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco. Ecco, allora, rincorrersi gli stop: baci banditi dagli spalti degli stadi alle scuole fino ai luoghi di culto. Non solo. La paura dell’H1N1 fa cambiare anche il modo di salutarsi: meglio dire hola che baciarsi, piuttosto che sfiorarsi le guance con le labbra è preferibile alzare la mano come gli indiani.
Alla ripresa della Bundesliga, il campionato di calcio tedesco, i tifosi sono invitati a non festeggiare i gol con baci, abbracci e strette di mano. Il consiglio arriva da Susanne Huggett alla guida dell’Institut für Labormedizin, Mikrobiologie und Krankenhaushygiene di Amburgo, uno dei laboratori di microbiologia più importanti della Germania.
Altro inizio d’anno, nuovi divieti. Alla ripresa della scuola, il sindaco di Le Guilvinec, Hélène Tanguy, dice agli allievi del paesino bretone di tremila abitanti, di privilegiare il saluto indiano. E, a chi proprio non riesce a trattenersi, la scuola mette a disposizione boîtes à bisous (scatole dei baci) che contengono piccoli cuori di carta da consegnare con il proprio nome al posto di dare un bacio vero.
Meglio parlare chiaro. Fuori dalla sede dell’Ordine dei medici di Madrid sventola uno striscione: «No beses, no des la mano, di hola en prevencion de la gripe A» («No baci, niente strette di mano, dite hola per prevenire l’influenza A»). Addio poesia. Il quotidiano britannico Sunday Times riferisce la scomparsa dei baci anche durante i matrimoni. Ma non è solo una questione d’amore, e neppure di dimostrazione d’affetto. Perfino la Chiesa in Spagna dà indicazioni ai fedeli: niente baci alla statua di San Giacomo al santuario di Compostela, una delle mete predilette dai pellegrini di tutto il mondo.
La psicosi da contagio modifica, dunque, anche i baci legati ai riti del culto. In Israele sono aboliti quelli dati al mezuzah, l’astuccio contenente una pergamena spesso riposto sulle porte delle case ebraiche. Per Ilan Youngster, pediatra all’Assaf Harofeh Medical Center, uno dei più importanti ospedali di Israele, anche quest’antica pratica religiosa rischia di moltiplicare i contagi. A prova di bacio pure l’ultima campagna elettorale in Giappone, appena terminata. Lo spray disinfettante in tasca è stato usato da politici come Makiko Fujino, 60 anni, candidato del partito Liberal Democratico, per eliminare le tracce di saliva lasciate dai sostenitori più calorosi.
Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia del San Raffaele Resnati di Milano invita, però, a non demonizzare troppo i baci: «La prima via di trasmissione dell’influenza A è l’aria. Proteggersi con la mascherina è, dunque, un gesto di responsabilità verso gli altri». Nella memoria degli esperti ritorna la vignetta del 1918 che raccontava l’amore durante l’influenza spagnola: due fidanzati che si baciavano con la mascherina. «Da allora, non si erano più viste immagini simili — dice Massimo Galli, ordinario di malattie infettive all’Università Statale di Milano —. Adesso vengono suggerite particolari misure di prevenzione, come lo stop ai baci, perché l’H1N1 è un virus nuovo: il nostro sistema immunitario è abituato a reagire a quelli delle influenze degli anni passati perché li conosceva già. In questo caso siamo un po’ meno protetti». Così anche i baci oggi fanno paura.
Dalle fiction alla realtà. Il bacio ai tempi dell’influenza A/H1N1 è ormai out. Incriminato, sconsigliato, vietato. «Il gesto d’affetto più comune al mondo è uno dei principali veicoli di contagio perché il virus è contenuto anche nella saliva», ammette il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco. Ecco, allora, rincorrersi gli stop: baci banditi dagli spalti degli stadi alle scuole fino ai luoghi di culto. Non solo. La paura dell’H1N1 fa cambiare anche il modo di salutarsi: meglio dire hola che baciarsi, piuttosto che sfiorarsi le guance con le labbra è preferibile alzare la mano come gli indiani.
Alla ripresa della Bundesliga, il campionato di calcio tedesco, i tifosi sono invitati a non festeggiare i gol con baci, abbracci e strette di mano. Il consiglio arriva da Susanne Huggett alla guida dell’Institut für Labormedizin, Mikrobiologie und Krankenhaushygiene di Amburgo, uno dei laboratori di microbiologia più importanti della Germania.
Altro inizio d’anno, nuovi divieti. Alla ripresa della scuola, il sindaco di Le Guilvinec, Hélène Tanguy, dice agli allievi del paesino bretone di tremila abitanti, di privilegiare il saluto indiano. E, a chi proprio non riesce a trattenersi, la scuola mette a disposizione boîtes à bisous (scatole dei baci) che contengono piccoli cuori di carta da consegnare con il proprio nome al posto di dare un bacio vero.
Meglio parlare chiaro. Fuori dalla sede dell’Ordine dei medici di Madrid sventola uno striscione: «No beses, no des la mano, di hola en prevencion de la gripe A» («No baci, niente strette di mano, dite hola per prevenire l’influenza A»). Addio poesia. Il quotidiano britannico Sunday Times riferisce la scomparsa dei baci anche durante i matrimoni. Ma non è solo una questione d’amore, e neppure di dimostrazione d’affetto. Perfino la Chiesa in Spagna dà indicazioni ai fedeli: niente baci alla statua di San Giacomo al santuario di Compostela, una delle mete predilette dai pellegrini di tutto il mondo.
La psicosi da contagio modifica, dunque, anche i baci legati ai riti del culto. In Israele sono aboliti quelli dati al mezuzah, l’astuccio contenente una pergamena spesso riposto sulle porte delle case ebraiche. Per Ilan Youngster, pediatra all’Assaf Harofeh Medical Center, uno dei più importanti ospedali di Israele, anche quest’antica pratica religiosa rischia di moltiplicare i contagi. A prova di bacio pure l’ultima campagna elettorale in Giappone, appena terminata. Lo spray disinfettante in tasca è stato usato da politici come Makiko Fujino, 60 anni, candidato del partito Liberal Democratico, per eliminare le tracce di saliva lasciate dai sostenitori più calorosi.
Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia del San Raffaele Resnati di Milano invita, però, a non demonizzare troppo i baci: «La prima via di trasmissione dell’influenza A è l’aria. Proteggersi con la mascherina è, dunque, un gesto di responsabilità verso gli altri». Nella memoria degli esperti ritorna la vignetta del 1918 che raccontava l’amore durante l’influenza spagnola: due fidanzati che si baciavano con la mascherina. «Da allora, non si erano più viste immagini simili — dice Massimo Galli, ordinario di malattie infettive all’Università Statale di Milano —. Adesso vengono suggerite particolari misure di prevenzione, come lo stop ai baci, perché l’H1N1 è un virus nuovo: il nostro sistema immunitario è abituato a reagire a quelli delle influenze degli anni passati perché li conosceva già. In questo caso siamo un po’ meno protetti». Così anche i baci oggi fanno paura.