Plastica, lo stillicidio dei sacchetti usa e getta

Ogni italiano, in un anno, ne consuma mediamente trecento. La loro vita è assai breve, visto che finiscono quasi subito nella spazzatura oppure dispersi nei posti più impensabili, dove sopravvivono, prima di degradarsi del tutto, da quindici a mille anni. Sono i sacchetti di plastica, utili ed economici compagni del nostro shopping quotidiano, il cui costo – lamentano gli ambientalisti – va però ben oltre i cinque centesimi richiesti alla cassa per il loro acquisto. Il prezzo pagato dalla natura, infatti, è assai più alto. I numeri, del resto, sono inequivocabili. Ammontano a cento miliardi i sacchetti prodotti ogni anno nell’Unione europea, per un totale di dodici milioni di barili di petrolio utilizzati. Un’enormità. Alla quale fa da contraltare la tendenza, pressoché nulla, al riciclaggio, che è poco conveniente in termini economici, dato che comporta costi maggiori di una produzione ex novo.Dinanzi a queste cifre si comprende perché lo smaltimento dei sacchetti rappresenti un problema tutt’altro che irrilevante. Quelli che non finiscono in discarica o in un inceneritore, tendono a depositarsi negli angoli più remoti, lungo le rive dei corsi d’acqua o sotto il fogliame dei boschi, giusto per fare qualche esempio. Sul piano temporale, la resistenza di un sacchetto varia da un minimo di quindici a un massimo di mille anni. Fattori determinanti solo lo spessore (da sette a quaranta micron) e le condizioni ambientali.



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