DALLE MACERIE DEL SISMA NELLA VALLE DEL BELICE LA MEMORIA VIVA DELLA CHIESA GIBELLINA, DA OGGI NELLA MATRICE ESPOSTE CINQUE STATUE RIMASTE INTATTE ALLE SCOSSE
Cinque statue che a Gibellina vecchia rimasero intatte sotto le scosse del terremoto della Valle del Belice nel 1968 saranno esposte da oggi (per la prima volta dopo 44 anni) nella chiesa madre di Gibellina nuova, progettata da Ludovico Quaroni. La mostra sarà inaugurata domattina alle ore 12 e rimarrà aperta al pubblico sino al giorno di Pasqua (orari: 18-20, ingresso libero). Le cinque statue provengono dalle chiese che erano nel vecchio centro di Gibellina che fu raso al suolo dalle terribili scosse, provocando morte e distruzione. Recuperate sotto le macerie, le opere intatte nel loro splendore, sono state conservate all’interno del seminario vescovile di Mazara del Vallo ed ora - dopo 44 anni - tornano a Gibellina. A promuovere l’iniziativa è la locale Confraternita di Gesù e Maria, diretta da Gianni Faraci, con la disponibilità della Diocesi di Mazara del Vallo. «Questa mostra - ha detto il Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero - vuole tenere viva la memoria di quel tragico eventi in questi luoghi, perché qui nessuno dimentica e la memoria si fa storia. Il sisma del Belice è, purtroppo, ancora oggi una ferita aperta e parlare di ricostruzione, a 44 anni dalle scosse, è davvero sconfortante».
LE OPERE - Le cinque statue sono in discreto stato di conservazione e ricche di storia: “Maria Ss del Carmelo” è una statua del XV secolo con struttura scolpita e dipinta che si trovava sull’altare maggiore della chiesa del Carmine. La scultura raffigura la madonna col Bambino Gesù fra le braccia che dona lo scapolare a San Simone: simbolo e segno di particolare tenerezza e protezione. “Maria Ss Immacolata” è una scultura a grandezza naturale con struttura in legno scolpita e dipinta: si trovava sull’altare dell’Immacolata nella chiesa madre di piazza Madrice. La statua rientra nella produzione tipica dell’artigianato di quei tempi, con uno schema di forte espressione non solo per le linee artistiche quanto per la sua dinamicità, al punto che sembra rivolgersi al devoto con animo affabile. Era collocata alla seconda nave dal lato dell’epistola, al di sopra dei gradini dell’altare dedicato. “Santa Rosalia” è una scultura seicentesca in legno di cipresso ed era conservata nella chiesa di San Nicolò. Testi degli archivi della chiesa madre di Gibellina Vecchia, riportano che la statua fu commissionata nel 1601 dai rettori della Confraternita di Santa Rosalia, nata all’interno delle mura della chiesa di San Nicolò. Tale confraternita contava di 42 confrati, in seguito alla legge del 1867, la chiesa di San Nicolò divenne proprietà del Comune di Gibellina, che vi pose un rettore. “San Domenico” è una scultura che va sotto il nome di San Domenico di Guzman, vissuto tra il 1170 e il 1221. Il Santo veste l’abito dell’ordine da lui stesso fondato: una tunica marrone con scapolare e cappuccio. L’opera appartiene al trittico della Madonna del Rosario e raffigura il Santo, in ginocchio, che si presta a ricevere con la mano la corona del Rosario, offertagli dal Bambino Gesù, tenuto in braccio dalla Madonna. Tale statua fu voluta dal popolo nel lontano 1881 e a tal fine fu realizzato nei locali della chiesa madre di Gibellina vecchia, un altare in suo onore. “Madonna dell’Immacolata” è una statua che raffigura la madre di Gesù. Si trovava nella chiesa del Collegio di Maria, fondata da Luigi Naselli Morso nel 1748, in via Collegio dove poi sorgeva pochi anni dopo il palazzo Di Lorenzo. La scultura apparteneva alla chiesa di San Francesco d'Assisi.