FUOCHI E CAVALLI, CIELO E TERRA, BIANCO E NERO: COSÌ NASCE IL CENTAURO SBARCA A PALERMO «EQUUS», SPETTACOLO DI TEATRO EQUESTRE

A firmare la regia il siciliano Giuseppe Cimarosa, protagonista in scena insieme ad un cast di 25 artisti

PALERMO - Sarà messo in scena il 5, 6 e 7 agosto (ore 21,30) a Villa Pantelleria di Palermo lo spettacolo di teatro equestre «Equus», la cui regia è del siciliano Giuseppe Cimarosa. Dopo il debutto, nel 2009, al centro «L’Auriga» di Roma e una prima tappa siciliana a Castelvetrano (in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Rita da Cascia), lo spettacolo approda, per la prima volta a Palermo, nell’ambito della stagione estiva di «Villa Pantelleria».

LO SPETTACOLO - Mondi diversi e apparentemente lontani possono talvolta incontrarsi, dando vita a realtà nuove e ricche di suggestioni. Ecco l’essenza dello spettacolo creato dal Cimarosa. In questo lavoro personale il regista mette insieme diverse forme espressive che si confrontano e si uniscono in un canto primigenio che riemerge alla memoria, dal profondo dell’animo umano. Un viaggio interiore, per riscoprire il senso di legami antichi e renderli nuovamente attuali. Si succedono, in maniera incalzante, i quadri: poesia, virtuosismo fisico, danza e musica si intrecciano e danno vita allo spettacolo, col sapore di qualcosa a metà tra il sogno e la fiaba. Uno nato dal canto della Terra, l’altro donato al mondo dal cielo: uomo e cavallo sono diversi, eppure si attraggono, rispondendo al richiamo dell’Altro. La dimensione terrena, selvaggia e primitiva dell’uomo si incontra e si scontra con quella eterea, ancestrale e spirituale del cavallo. Le essenze opposte si avvicinano, fino a unirsi in un rapporto simbiotico fatto di terra e fuoco, di sudore e di passione, di bene e male. Da qui nasce il centauro, fusione tra uomo e animale, tra bianco e nero, tra cielo e terra, l’ibrida creatura non riesce ad armonizzare le parti che lo compongono, cede alle loro seduzioni, le combatte, soccombe. Con un nuovo, estremo atto d’amore, però, la Terra che canta la vita ed è signora di nascita e morte, madre e magica sciamanna, illumina gli occhi delle sua creatura per metà uomo e per metà cavallo e ridona luce al suo spirito. In scena volteggi, numeri circensi, danze acrobatiche, riti simbolici mostrano l’invisibile e celano il visibile, raccontando il magico incontro tra mondi diversi: terra e aria, bianco e nero, bene e male, uomo e animale.

IL CAST E LA MACCHINA SCENICA - Ricco il cast di artisti in scena: tre cavalieri, dieci danzatori, due cantanti, un fuochista, due danzatrici aeree, due danzatori di Tai-tango. Complessa la macchina scenica con tre cavalli (due frisoni, uno bianco e l’altro nero e un cavallo lipizzano) e una gru di trenta metri che consentirà i numeri di tessuto aereo. In scena: lo stesso Giuseppe Cimarosa, Matteo Zenini, Alice Albertelli (soprano), Eleonora Giudizi (voce), Sara Rossi, Marika Riggio, Giuseppe Lotito, Cristina Scimè, Germano Colì, Paolo De Marianis, Floriana Filardo, Alessio Pacini, Rossana Risalvato, Irene Giglio, Lorena Ciulla, Cristian Radicchi, Maura Perilli, Giuseppe Schifano, Ninni Giardina, Eliana Francesca Signorello, Caterina D’Antoni, Michela Triolo e Marco Failla.

IL REGISTA - Giuseppe Cimarosa ha 28 anni, originario di Castelvetrano (in provincia di Trapani), vive a Roma dove studia archeologia alla Sapienza. Appassionato di cavalli sin dall’età di 15 anni, ha fatto la sua prima esperienza di teatro equestre in «Lacrime di luna» (2006). Suo maestro ispiratore è Bartabas (all’anagrafe Clement Marty), fondatore del teatro equestre «Zingaro» in Francia. Cimarosa ha studiato volteggio col più stretto collaboratore di Bartabas, Etienne Regnier. «In questo spettacolo - dice Cimarosa - racconto dell’uomo e del cavallo, di questi due mondi tanto diversi ma tanto vicini. Usarli come pennelli per dipingere una tela che ha i colori della storia, di miti antichi, di Dei, uomini ed eroi. Con la presunzione di chi poco sa e l’umiltà di chi ancora tanto vuole sapere. Con il coraggio di dare ascolto ai proprio sentimenti, ai tormenti, alle inquietudini. Aspirare a raccontare ed ad essere parte di un racconto universale di civiltà. Questo è il mio pensiero: un pensiero eclettico ed articolato, che come il soffio di un vento prepotente spira con forza da quella mia isola e racchiude in sé la memoria indelebile di un’eredità antica che sta nel linguaggio di tutte le cose: del mio mare, delle mie pietre, della mia Selinunte e che affiorano dagli abissi dei secoli come un intreccio di sangue e di mondi».

Biglietto unico d’ingresso: 10 euro, infoline 091.6888886, 348.6638790

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