Oggi 12 luglio S. Giovanni Gualberto, il Santo Patrono dei Forestali
Raffaellino del GarboS. Giovanni Gualberto in trono tra i santi Maria Maddalena, Giovanni Battista, Bernardo degli Uberti e Caterina d'Alessandria;tavola datata 1508
Il 12 luglio, festa di S. Giovanni Gualberto, è una ricorrenza che viene celebrata ogni anno in tutta Italia dai forestali. Il Santo patrono del Corpo visse intorno al Mille in Toscana, dove fondò numerosi monasteri. A Lui si deve la fondazione del monastero di Vallombrosa, nei pressi di Firenze, considerato, a ragione, la culla della selvicoltura italiana.
San Giovanni Gualberto visse in un periodo particolarmente difficile per la Chiesa, tribolata da episodi di malcostume e oggetto di forti critiche da gruppi monastici che proclamavano la necessità di un ritorno a costumi morigerati. I valori che venivano propugnati da questi gruppi erano la povertà, l'eremitismo e la vita apostolica. La lotta antisimoniaca fu l'impegno più duro e sofferto per S. Giovanni Gualberto che arrivò a denunciare pubblicamente l'elezione simoniaca dell'abate Oberto presso il monastero di San Miniato. Per tale episodio Giovanni abbandonò Firenze, onde evitare ritorsioni, alla ricerca di un monastero 'dove si potesse servire il Cristo secondo la Regola di S. Benedetto'. Conobbe un lungo periodo di peregrinazioni tra Emilia e Toscana fino a quando non tornò in Toscana ed iniziò il duro lavoro di costituire le prime comunità cenobitiche, prima a Camaldoli e poi a Vallombrosa.
Numerosi sono gli episodi tramandati dai cronisti dell'epoca che ricordano gli insegnamenti ed i segni divini che attraversarono la vita del Santo. Ciò che colpisce in Giovanni, però, sono due aspetti che acquistano particolare significato ai giorni nostri, caratterizzati dalla sfrenata corsa al successo ed al consumo: l'osservanza della povertà ed il lavoro manuale. L'abbandono dei beni materiali, la scelta di una vita di meditazione ed austerità erano accompagnate dal continuo prodigarsi per aiutare gli altri. I monaci vallombrosani furono attivi ed instancabili nei lavori più umili e faticosi, senza risparmiarsi. Attraverso il lavoro, infatti, essi ritenevano di raggiungere e vivere con pienezza la propria condizione di monaco.
Va ricordato che, nella sua evoluzione storica, il monachesimo si pone in diretta comunicazione con le sorgenti dell'esperienza cristiana, come una continuazione e un successivo sviluppo dell'istanza ascetica originariamente espressa e coronata dai martiri all'epoca della prima diffusione del messaggio cristiano, mentre un simile ideale andava sempre più allontanandosi nel tempo e nelle concrete condizioni di vita.Il monachesimo parte dall'eremo per giungere al cenobio, cioè inizia con la singola figura, attorno alla quale si radunano altri discepoli attratti dalla fama della sua santità o dal suo stile di vita, il quale successivamente viene assunto da altre comunità, fino alla redazione di regole, veicolo di propagazione di quella osservanza monastica.La comunità monastica si caratterizza per l'ecclesialità, l'obbedienza, l'attività nelle scuole e le opere assistenziali.Le tre virtù precipue del monaco erano (e sono tutt'ora): l'obbedienza, fondata sull'obbedienza di Cristo, la taciturnità, che consente di evitare i peccati della lingua e consente al monaco un umile ascolto e rispetto religioso dell'abate, e, infine, l'umiltà, la strada certa che sfocia nella carità perfetta e conduce al cielo (Compagnoni).
E' interessante evidenziare in quale maniera il mondo spirituale delle comunità cristiane sia entrato in contatto anche con categorie della società ed in particolare con il mondo 'militare'. Il concetto di 'patronato' ha una origine che affonda nel mondo romano. Il patrono, infatti, era il capo di una famiglia particolarmente ricca e potente, attorno al quale si riunivano i cittadini che chiedevano protezione contro le violenze ed i soprusi. Con l'avvento del cristianesimo e la fine dell'Impero romano, in un'epoca di sopraffazioni ed incertezza, la Chiesa divenne l'unica guida morale in grado di garantire soccorso. I protettori dei deboli e dei bisognosi divennero quindi i suoi rappresentanti: Papi, vescovi, abati, sacerdoti. La Chiesa ereditò, quindi, il concetto di 'patrono' che venne, però, trasformato in senso cristiano. Il patrono è un Santo, che per tradizione od elezione è venerato con culto particolare dal clero o dal popolo di un luogo. E' protettore degli appartenenti ad una determinata classe o professione. Anche i soldati romani, dopo l'editto di Costantino del 313 d. C. con il quale l'Imperatore riconosceva a chiunque il pieno diritto di professare la religione cristiana e poneva ufficialmente termine alle persecuzioni, fecero proprio il concetto cristiano dell'amore ed iniziarono ad affidarsi alle cure ed all'intercessione dei Santi patroni. Questa tradizione si è evoluta ed è stata mantenuta fino ai giorni nostri, dove ogni arma o corpo dell'Esercito venera il proprio Patrono.
Per i forestali, da sempre custodi e difensori dei boschi e della natura, la scelta si è appuntata su S. Giovanni Gaulberto, poiché, come ricordato nella proclamazione ufficiale del 1951, egli 'vivendo assiduo alla preghiera e all'esercizio della penitenza in una solitaria e silenziosa foresta dell'Appennino toscano, molto si dedicò insieme ai suoi monaci alla coltura dei boschi'. (www2.corpoforestale.it)
San Giovanni Gualberto visse in un periodo particolarmente difficile per la Chiesa, tribolata da episodi di malcostume e oggetto di forti critiche da gruppi monastici che proclamavano la necessità di un ritorno a costumi morigerati. I valori che venivano propugnati da questi gruppi erano la povertà, l'eremitismo e la vita apostolica. La lotta antisimoniaca fu l'impegno più duro e sofferto per S. Giovanni Gualberto che arrivò a denunciare pubblicamente l'elezione simoniaca dell'abate Oberto presso il monastero di San Miniato. Per tale episodio Giovanni abbandonò Firenze, onde evitare ritorsioni, alla ricerca di un monastero 'dove si potesse servire il Cristo secondo la Regola di S. Benedetto'. Conobbe un lungo periodo di peregrinazioni tra Emilia e Toscana fino a quando non tornò in Toscana ed iniziò il duro lavoro di costituire le prime comunità cenobitiche, prima a Camaldoli e poi a Vallombrosa.
Numerosi sono gli episodi tramandati dai cronisti dell'epoca che ricordano gli insegnamenti ed i segni divini che attraversarono la vita del Santo. Ciò che colpisce in Giovanni, però, sono due aspetti che acquistano particolare significato ai giorni nostri, caratterizzati dalla sfrenata corsa al successo ed al consumo: l'osservanza della povertà ed il lavoro manuale. L'abbandono dei beni materiali, la scelta di una vita di meditazione ed austerità erano accompagnate dal continuo prodigarsi per aiutare gli altri. I monaci vallombrosani furono attivi ed instancabili nei lavori più umili e faticosi, senza risparmiarsi. Attraverso il lavoro, infatti, essi ritenevano di raggiungere e vivere con pienezza la propria condizione di monaco.
Va ricordato che, nella sua evoluzione storica, il monachesimo si pone in diretta comunicazione con le sorgenti dell'esperienza cristiana, come una continuazione e un successivo sviluppo dell'istanza ascetica originariamente espressa e coronata dai martiri all'epoca della prima diffusione del messaggio cristiano, mentre un simile ideale andava sempre più allontanandosi nel tempo e nelle concrete condizioni di vita.Il monachesimo parte dall'eremo per giungere al cenobio, cioè inizia con la singola figura, attorno alla quale si radunano altri discepoli attratti dalla fama della sua santità o dal suo stile di vita, il quale successivamente viene assunto da altre comunità, fino alla redazione di regole, veicolo di propagazione di quella osservanza monastica.La comunità monastica si caratterizza per l'ecclesialità, l'obbedienza, l'attività nelle scuole e le opere assistenziali.Le tre virtù precipue del monaco erano (e sono tutt'ora): l'obbedienza, fondata sull'obbedienza di Cristo, la taciturnità, che consente di evitare i peccati della lingua e consente al monaco un umile ascolto e rispetto religioso dell'abate, e, infine, l'umiltà, la strada certa che sfocia nella carità perfetta e conduce al cielo (Compagnoni).
E' interessante evidenziare in quale maniera il mondo spirituale delle comunità cristiane sia entrato in contatto anche con categorie della società ed in particolare con il mondo 'militare'. Il concetto di 'patronato' ha una origine che affonda nel mondo romano. Il patrono, infatti, era il capo di una famiglia particolarmente ricca e potente, attorno al quale si riunivano i cittadini che chiedevano protezione contro le violenze ed i soprusi. Con l'avvento del cristianesimo e la fine dell'Impero romano, in un'epoca di sopraffazioni ed incertezza, la Chiesa divenne l'unica guida morale in grado di garantire soccorso. I protettori dei deboli e dei bisognosi divennero quindi i suoi rappresentanti: Papi, vescovi, abati, sacerdoti. La Chiesa ereditò, quindi, il concetto di 'patrono' che venne, però, trasformato in senso cristiano. Il patrono è un Santo, che per tradizione od elezione è venerato con culto particolare dal clero o dal popolo di un luogo. E' protettore degli appartenenti ad una determinata classe o professione. Anche i soldati romani, dopo l'editto di Costantino del 313 d. C. con il quale l'Imperatore riconosceva a chiunque il pieno diritto di professare la religione cristiana e poneva ufficialmente termine alle persecuzioni, fecero proprio il concetto cristiano dell'amore ed iniziarono ad affidarsi alle cure ed all'intercessione dei Santi patroni. Questa tradizione si è evoluta ed è stata mantenuta fino ai giorni nostri, dove ogni arma o corpo dell'Esercito venera il proprio Patrono.
Per i forestali, da sempre custodi e difensori dei boschi e della natura, la scelta si è appuntata su S. Giovanni Gaulberto, poiché, come ricordato nella proclamazione ufficiale del 1951, egli 'vivendo assiduo alla preghiera e all'esercizio della penitenza in una solitaria e silenziosa foresta dell'Appennino toscano, molto si dedicò insieme ai suoi monaci alla coltura dei boschi'. (www2.corpoforestale.it)