«DOC SICILIA», A RISCHIO LA VENDITA DEL VINO SFUSO PRODOTTO DALLE CANTINE


FABIO FORACI: «LA PROPOSTA DANNEGGIA LE NOSTRE REALTÀ SOCIALI»

L’istituzione del marchio «Doc Sicilia» rischia di mettere in crisi la vendita del vino sfuso prodotto dalle cantine sociali del Trapanese e Palermitano. L’allarme è stato lanciato dal neo costituito «Consorzio del distretto vitivinicolo della Sicilia occidentale», presieduto da Fabio Foraci (a capo anche del Distretto) – che mette insieme già 23 aziende del Trapanese e del Palermitano – dopo alcune riunioni svoltesi a Palermo, alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura, Giovanni La Via. La preoccupazione degli associati è proprio quella che, la creazione della «Doc Sicilia» – annullando di fatto il marchio «Igt Sicilia» attualmente in vigore – obbligherebbe l’imbottigliamento di tutto il vino Doc. «È una scelta che riteniamo inopportuna per il nostro mercato e la nostra economia – ha detto Fabio Foraci – perché attualmente si riesce ad imbottigliare a malapena il 18-20% della produzione e il resto viene venduto sfuso, soprattutto dalle cantine sociali, come Igt o come vino da tavola. Con l’entrata in vigore della Doc che fine farà il vino sfuso? Chi può garantire l’apertura di nuovi mercati per piazzare il restante 80% del vino?». La preoccupazione di Foraci è quella che il mercato vitivinicolo, soprattutto del Trapanese e del Palermitano, rischi un peggioramento della crisi attuale, «proprio perché non riusciamo a sapere se le nostre cantine sociali siano in grado di affrontare il mercato della bottiglia», ha detto ancora Foraci. Tra le regole di un eventuale nascita del marchio «Doc Sicilia» c’è anche quello che il vino si dovrà imbottigliare tutto sul territorio siciliano. «Così – ha detto ancora Foraci – rischiamo che diminuiscano drasticamente gli investimenti esterni sul vino siciliano, visto che ci sarà il vincolo di metterlo in bottiglia soltanto in Sicilia».

LE GARANZIE CHIESTE DAL CONSORZIO – Il Consorzio, attualmente, rappresenta il 35-40% della produzione siciliana. Durante la riunione con l’assessore Giovanni La Via, il presidente del Consorzio, tuttavia, si è detto favorevole alla nascita del marchio «Doc Sicilia», soltanto a condizione di attivare, però, misure di garanzia. Tra queste la creazione di un fondo di garanzia distrettuale per la capitalizzazione delle cooperative, l’attivazione di azioni mirate del Piano di Sviluppo Rurale, in sinergia con altri strumenti a carattere nazionale. Tra le altre misure la possibilità di prevedere prepensionamenti o misure alternative, in caso di fusioni tra cantine, l’istituzione di una cabina di regia e l’attivazione, altresì, di misure agro-ambientali del Piano di Sviluppo Rurale, cioè innalzare a 900 euro ad ettaro, la misura attualmente prevista a 420 euro.

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