"No alla privatizzazione dell'acqua". Presentato ddl all'Ars
“La Sicilia deve intervenire, la Lombardia lo ha già fatto”. E’ stato illustrato ieri mattina (10 marzo) il disegno di legge del Partito democratico contro la privatizzazione dell’acqua. “Va sancita l’inalienabilità della proprietà pubblica degli impianti idrici” – ha spiegato il deputato regionale del Pd Giuseppe Laccoto, primo firmatario del testo sulla gestione pubblica delle risorse idriche, durante la conferenza stampa nei locali di Palazzo dei Normanni. Presente anche la quasi totalità dei sindaci della provincia di Agrigento (trentadue Comuni in tutto). “La privatizzazione dell’acqua è un problema di civiltà” –. Per Laccoto “l’obiettivo è quello di arrestare le logiche della mercificazione dell’acqua, attraverso la definizione di un governo pubblico e partecipativo, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale. In Lombardia, il Consiglio regionale ha preso atto della corale contrarietà alla privatizzazione e, scongiurando un referendum già proposto da diversi amministratori, ha deliberato in questa direzione, riconoscendo l’indispensabile regia dell’ente pubblico in un settore così delicato”.
Cresce intanto il fronte del no alla “mercificazione dell’acqua”, gli oppositori del commissariamento ad acta, coloro i quali si sono rifiutati di consegnare le reti ai privati. Soltanto nella provincia di Agrigento hanno già aderito, tra gli altri, anche Palma di Montechiaro, Licata, Montevago, Sciacca, Burgio, Ribera. Ma il fronte si allarga anche alla Sicilia orientale. Alla base resta la gestione pubblica dell’acqua. “Contiamo di accelerare l’iter del disegno di legge e di programmare una serie di interventi con l’obiettivo di sospendere l’attività dei commissari” – ha dichiarato Giovanni Panepinto, deputato regionale e sindaco di Bivona. A rappresentare i quattordici Comuni catanesi era presente Mario Calderone, assessore a Riposto. “Consegnare gli acquedotti ai privati per 30 anni – ha concluso Laccoto - significa perdere completamente il controllo e delegare in modo definitivo l’uso delle risorse non potendo più esercitare alcuna sorveglianza perché di fatto si perde la capacità da parte degli uffici di un qualsiasi intervento non avendo più cognizione della realtà operativa”. Fonte:http://www.siciliainformazioni.com/
Cresce intanto il fronte del no alla “mercificazione dell’acqua”, gli oppositori del commissariamento ad acta, coloro i quali si sono rifiutati di consegnare le reti ai privati. Soltanto nella provincia di Agrigento hanno già aderito, tra gli altri, anche Palma di Montechiaro, Licata, Montevago, Sciacca, Burgio, Ribera. Ma il fronte si allarga anche alla Sicilia orientale. Alla base resta la gestione pubblica dell’acqua. “Contiamo di accelerare l’iter del disegno di legge e di programmare una serie di interventi con l’obiettivo di sospendere l’attività dei commissari” – ha dichiarato Giovanni Panepinto, deputato regionale e sindaco di Bivona. A rappresentare i quattordici Comuni catanesi era presente Mario Calderone, assessore a Riposto. “Consegnare gli acquedotti ai privati per 30 anni – ha concluso Laccoto - significa perdere completamente il controllo e delegare in modo definitivo l’uso delle risorse non potendo più esercitare alcuna sorveglianza perché di fatto si perde la capacità da parte degli uffici di un qualsiasi intervento non avendo più cognizione della realtà operativa”. Fonte:http://www.siciliainformazioni.com/